Non c’è santo senza passato, né peccatore senza futuro. Ognuno di noi commette errori nella vita, alcuni lievi, altri gravi, altri irreparabili. Quando riusciamo a rialzarci e ci voltiamo, spesso individuiamo alcune persone fondamentali per la nostra risalita: persone che ci hanno sorretto e dato calore, indipendentemente da quello che abbiamo fatto. Forse sono persone a cui dobbiamo… la vita!
Questo dovrebbe indurci a essere tolleranti e non giudicanti verso il prossimo, visto che nella stragrande maggioranza dei casi (per non dire nella totalità dei casi) non possediamo tutte le informazioni per valutare appieno cosa ha spinto una persona a compiere un certo gesto.
Ovviamente se uno commette un errore è giusto che ne paghi le conseguenze, ma ciò dovrebbe sempre avvenire nel rispetto della persona e nella consapevolezza che dall’esterno è facile giudicare.
Perché scrivo tutto ciò? Perché ieri un programma televisivo ha trasmesso in diretta la confessione di un omicidio: un uomo ha ammesso davanti alle telecamere, di pomeriggio, di aver ucciso la madre. La conduttrice allerta i carabinieri, che la autorizzano a mandare in onda le immagini dell’intervista, e poi afferma: “Vi faremo vedere in diretta l’arresto di un assassino”. E così è stato.
“Professionalmente sono stata rigorosa, avendo privilegiato la notizia. L’opinione pubblica ha diritto di sapere”, dichiara la conduttrice. Certo, ha diritto di sapere, ma c’è modo e modo di far sapere. La spettacolarizzazione è proprio indispensabile? Se la subissimo noi ci farebbe piacere? A quell’ora ci sono bambini davanti alla TV. Possiamo porci il problema? Ci sarà un tribunale che emetterà una sentenza. Dobbiamo per forza aggiungerci la nostra? Dall’alto di quale autorità? Fornita da chi?
La realtà è che stiamo diventando delle bestie assetate di sangue, siamo talmente pieni di scheletri nell’armadio che l’unico modo che abbiamo di alleggerirci la coscienza è quello di scoperchiare gli scheletri negli armadi altrui, nella speranza che la visione di quelli altrui attenui l’impatto della gravità dei nostri, tanto la nostra coscienza è facile da zittire. E dopo che siamo stati spettatori nel Colosseo che è diventata la TV, torniamo alle nostre vite tranquillamente, forse rallegrandoci di non essere come quelli che abbiamo visto in TV. Guai però a chi si azzarda a evidenziare non dico una nostra pecca, anche solo una piccola scorrettezza: ci lamentiamo subito dell’insensibilità del prossimo, accusandolo di aver fatto quello che magari cinque minuti prima ognuno di noi ha fatto con qualcun altro.
Ma attenzione: allenandoci a scoperchiare gli scheletri negli armadi altrui rinforziamo e alleniamo una mentalità collettiva che prima o poi verrà a scavare nei nostri, e le accuse taglienti del moralizzatore di turno troveranno un prezioso alleato dentro di noi: la nostra coscienza, contro cui non si può vincere facendo a sportellate. Diceva Madame De Stael: “La voce della coscienza è così delicata che è facile soffocarla, però è così chiara che è impossibile fraintenderla”.
C’è un antidoto a tutto questo? Si, accettiamoci per quello che siamo e sforziamoci di vedere il bello nel prossimo, scopriremo un nuovo modo di vivere la vita e verremo ripagati assai lautamente: la vita si divertirà a farci vedere il bello che è in noi.